Installare Ubuntu via NetBoot (PXE)

Miniguida su come installare Ubuntu via rete

Qualche domenica fa ho approfittato di una mattina libera per installare Feisty sul mio portatile, operazione che mi ero ripromesso di fare da diverso tempo ma causa impegni e distrazioni varie non avevo mai fatto. Fin qui nulla di nuovo sotto questo cielo, quanti di voi hanno fatto la stessa operazione?, ma allora perché questo articolo? La particolarità dell’installazione non è legata ad ubuntu, o almeno non direttamente, ma all’hardware su cui dovevo installarlo, un Toshiba Portegè R100 sprovvisto di lettore CD/DVD. A complicare il tutto una limitazione inserita nel bios che impedisce il boot a mezzo usb di un lettore esterno, una boiata della Toshiba per farti comprare i suoi lettori PCMCIA, considerazione che faccio poiché sul manuale è espressamente indicato che il boot da CD è possibile solo tramite PCMCIA e che la stessa Toshiba garantisce solo per i suoi prodotti.

Unica alternativa per installare Ubuntu rimane quella tramite boot di rete (fortunatamente questo supportato), ed ecco allora spiegato il senso di questo articolo. Descrivere i semplici passi necessari ad una installazione via PXE di ubuntu.

Per l’installazione ho utilizzato un server TFTP sotto windows poiché devo anche sistemare il fisso e l’unica installazione semifunzionante è quella con un vecchio windows dismesso. I passi da seguire restano comunque pressoché identici, basta sostituire il demone TFTP con il corrispettivo Unix.

Vediamo quindi come installare Feisty via PXE iniziando dalla lista della spesa, ovvero

Cosa serve:

a) Una rete domestica con un pc che faccia da server TFTP (M$ windows nel mio caso)
b) Una connessione ad internet veloce (DSL o cavo che sia)
c) un demone TFTP ( io ho usato Tftpd32.exe)
d) l’immagine di boot di Ubuntu Feisty.

Il primo passo è preparare la macchina server affinché faccia da TFTP e DHCP, per far ciò sotto windows potere utilizzare il già citato Tftpd32 scaricabile liberamente da qui http://tftpd32.jounin.net/

Decomprimete lo zip dove vi pare, vi sconsiglio di utilizzare l’installer piuttosto prendete lo zip e scompattatelo in una cartella a vostro piacimento, E:\nb\tftpd32 nel mio caso.

Il passo successivo consiste nel recuperare l’immagine netboot di feisty che trovate qui
http://archive.ubuntu.com/ubuntu/dists/feisty/main/installer-i386/current/images/netboot/netboot.tar.gz

Estraete il contenuto del file nella stassa cartella utilizzata per il server tftpd (E:\nb\netboot).

Decompresso il contenuto bisogna copiare:

la cartella “E:\nb\netboot\ubuntu-installer\i386\pxelinux.cfg”
ed i files “E:\nb\netboot\ubuntu-installer\i386\pxelinux.0” ed “E:\nb\netboot\ubuntu-installer\i386\linux” in E:\nb\netboot”

fatto ciò è possibile avviare il server tftp tramite l’eseguibile tftpd32.exe

Nella tab tftp configurare le opzioni come in figura:

tftp server

spostarsi nella tab dhcp e configurare le varie opzioni come segue:

  • ip pool starting address: il primo ip che verra’ rilasciato (ES: 192.168.1.110)
  • size: il numero di ip massimi rilasciabili, potete mettere anche 2 (ES: 5)
  • boot file: /netboot/pxelinux.0
  • dafult router: l’indirizzo del vostro gateway (es: 192.168.1.1)
  • mask: la maschera della vostra rete (ES: 255.255.255.0)

Le operazioni di configurazione del demone TFTP sono terminate, ricordarsi di salvare le impostazioni del DHCP tramite apposito bottone “salva” sulla tab di configurazione.

I passi successivi si eseguono sulla macchina nella quale vogliamo installare Ubuntu. Per prima cosa bisogna controllate che nel bios sia impostato il boot da rete in modalita’ PXE e che questa modalità di boot abbia precedenza su eventuali altri dispositivi. Se non lo fosse configurate di conseguenza il bios ed avviate il pc.

Quello che vi verrà mostrato a video dipende dal tipo di bios utilizzato, in generale si vengono mostrate le fasi di acqusizione ip tramite DHCP, la richiesta al server TFTP.

Potete controllare nei log del server tftp le richieste con il relativo esito, se non arriva nessuna richiesta di DHCP ricontrollare la configurazione ed i cablaggi tra client (pc che vogliamo installare) e server.

In assenza di problemi l’immagine del kernel viene scaricata dal server ed avviata, quello che vi si presenta è qualcosa di simile a questo:

 

screen1

Confermiamo l’installazione client, a meno che non vogliate installare un server, e dopo qualche secondo apparire la schermata di scelta della lingua:

 

screen2

Da questo momento in poi seguite una delle tante guide su come installare ubuntu. Unica accortezza, armatevi di pazienza perché tutto verra’ scaricato dalla rete quindi ci vorrà’ un pezzo per completare l’installazione.

VMware – paravirtualizziamoci con Paravirt-ops.

La notizia è un po vecchiotta, risale al 9 maggio, ma leggo solo ora che mi accingo a scaricare il player di VMware. La cosa mi ha incuriosito visto che non sapevo un tubo di questa interfaccia paravirtuale ed ho cercato un pò in giro.

vmware

Paravirt-ops è un’interfaccia, sviluppata da IBM, Red Hat, VMware e XenSource, per la paravirtualizzazione trasparente, in parole povere da la possibilità di utilizzare lo stesso kernel Linux sia su un hypervisor sia su hardware nativo. Come è facile immaginare il vantaggio risiede nel non dover mantenere due versioni distinte del kernel.

Nell’ultimo periodo VMware era stata spesso ostacolata ad eseguire interventi sul kernel, a ragion di ciò e per superare le leggitime opposizioni che arrivavano da più parti, in primis da Xen, VMware ha modificato la propria Virtual Machine Interface per agganciarsi ad un’interfaccia nel kernel, paravirt-ops appunto, e supportare più hypervisor.

Dall’annuncio presente sul sito di VMware si legge:

 

Paravirt-ops is an open interface developed through a community process that included collaboration from the Linux community as well commercial vendors IBM, Red Hat, VMware and XenSource. Paravirt-ops was included in the latest version of the Linux kernel (version 2.6.20) and includes support for the VMware VMI interface, which provides a hypervisor-agnostic paravirtualization interface.

“Interoperability and open interfaces are a major focus for VMware,” said Dan Chu, vice president of emerging products and markets at VMware. “VMware support for paravirtualization through the paravirt-ops interface demonstrates our commitment to working with open communities such as Linux and with other leading vendors to achieve open interoperability and optimizations for end users.”

“Ubuntu 7.04 is the first Linux distribution to support paravirt-ops,” said Jane Silber, director of operations at Canonical Ltd., the primary sponsor of Ubuntu. “VMware and the Ubuntu community have worked closely together to ensure that Linux customers can use a single operating system for both virtual and physical environments as well as receive optimal performance and an excellent out-of-box experience in both environments.”


Paravirt-ops è un’interfaccia aperta sviluppata all’interno della comunità Linux con la collaborazione di aziende quali IBM, Red Hat, VMware e XenSource. Paravirt-ops è disponibile nelle ultime versioni del kernel Linux (2.6.20 in poi) ed include il supporto per l’interfaccia VMI di VMware e fornisce un’interfaccia di praravirtualizzazione trasparente per hypervisor.

“Interoperabilità ed interfacce aperte sono gli obiettivi principali per WMware,” afferma Dan Chu, vice presidente per i prodotti emergenti e per il market in VMware. “Il supporto di VMware per la paravirtualizzazione attraverso l’interfaccia paravirt-ops dimostra il nostro impegno a lavorare con le comunità open source quali Linux e con i vendors commerciali per realizzare performance ed ottimizzazione per l’utente finale”

“Ubuntu 7.04 è la prima distribuzione Linux a supportare paravirt-ops, ” afferma Jane Silber, di Canonical Ltd., lo sponsor primario di Ubuntu. “VMware e la comunità di Ubuntu hanno lavorato a stretto contatto per permettere ai clienti Linux di usare un singolo sistema operativo sia per i sistemi virtuali che per quelli reali e nel contempo avere performance ottimali in ambedue gli ambienti.”

(libera traduzione)

Il vantaggio di questa nuova interfaccia, che presto sarà supprtata anche dagli altri competitors nel campo della virtualizzazione, nella “non necessità” di ottimizzare un kernel per la macchina virtuale, o meglio nel poter ottimizzare un kernel che giri con prestazioni ottimali sia su macchine reali che virtuali (per usare le parole di Jane Silber).

Per ora mi fermo qui, spero di avervi incuriosito come ha incuriosito me la notizia, indagherò’ un po meglio su questa interfaccia e sulla sua implementazione in kvm e virtualbox.

 

Mono – tavolo tecnico (qui solo argomenti tecnici)

Tra ieri ed oggi sul blog di felipe si è discusso, civilmente fortunatamente, delle implicazioni filosofiche, etiche e sui possibili problemi legali legati alla sempre maggiore adozione da parte di GNOME del framework mono.

Per esplicita richiesta dell’autore non si è discusso di argomenti tecnici, mi complimento con tutti, e felipe ne dovrebbe andar fiero, di come i vari commentatori abbiamo rispettato questa pacata richiesta. Da tecnico pero’ piu’ volte mi son chiesto, daccordo etica brevetti e quando altro, ma alla fine stiam parlando di tecnologia, svisceriamola pure e cerchiam di capire il perche’ di tali scelte.

Ci son davvero motivazioni tecniche per utilizzare mono o è solo moda e comodita’ (leggasi effetto monopolio di microsoft)?

Nei limiti di un confronto, anche duro, ma pacato nei termini mi chiedo e vi chiedo, quali sono le motivazioni (squisitamente tecniche) sul perchè dovrei realizzare un nuovo progetto, open o proprietario che sia, basato su mono?

Spero ne esca un costruttivo dialogo utile a tutti con un utilizzo un po’ inproprio dello strumento blog.

Software War – MS vs ALL (linux in primis)

E’ giusto di ieri la notizia che microsoft rincara la dose sulle presunte violazioni di brevetti, la notizia stessa ha fatto un pò il giro della rete.

Sul fronte italiano ne parlono diversi bloggers, tra cui Pollycoke, e ne parla punto-informatico, per citarne solo alcuni … insomma se ne discute.

Inizierà veramente la guerra??? bene intanto vediam come siam disposti sulla mappa:

tunb

Versione originale : software_war

I fronti son caldissimi, l’impero di Microsoft attacca da tutti i lati con tutti i suoi scanozzi piu’ agguerriti …. il tempo della pace è finito .

Posso solo commentare così in maniera giocosa le ultime farneticazioni di ballmer & co.

Aggiornamento, per dare un metro sullo scalpore dato dalla notizia, anche IlSole24Ore la riporta, nel giusto tono e con le giuste considerazioni fatte anche da me tempo fa … microsoft vuol solo lucrare anche sul software open source.

JavaFX altenativa OpenSource a Macromedia e Microsoft?

9 Maggio 2007, JavaONE conference San Fancisco, Sun annuncia una nuova tecnologia basata su Java – JavaFX.

Rich Green, vice presidente esecutivo di Sun Software, annuncia JavaFX Mobile, una piattaforma  per smartphone disponibile via OEM e JavaFX Script, un nuovo linguaggio di script per la creazione di applicazioni internet di seconda generazione.

javafx

JavFX Script aiuterà a semplificare il processo di creazione e distribuzione di contenuti interattivi per dispotivi Java-powered ( dispositivi provvisi di Java ndr.), come ad esempio smartphone, player Blu-ray e naturalmente browser, afferma Green.

“Gli sviluppatori ci dicono ‘possiamo fare tutto con Java ma ci vuole troppo tempo’ “, afferma Green, “Ora JavaFX permetterà di creare e distribuire applicazioni più facilmente e su qualunque piattaforma”.

JavaFX, che da quanto ho letto non è proprio farina del sacco di Sun ma proviene dall’acquisizione di SavaJE, avrà due versioni distinte. Una destinata al desktop ed una per i dispositivi mobili.

La versione desktop, da me personalmente provata, è già disponibile seppur in versione alpha, sun ci tiene a sottolineare ciò, per tutti i client in possesso di Java. Si prospetta come una tecnologia molto interessante e naturalmente non è difficile immaginare che sarà una diretta concorrente dei prototti sullo stesso segmento di Macromedia e Microsoft ma con un vantaggio intrinseco, la versione Desktop sarà GPL come le altre tecnologie Java.

All JavaFX software, like all Java software at Sun, will be available to the open source community via the GNU General Public License (GPL) license”

La versione per smartphone invece avrà licenza OEM, ma si apprende che colossi quali Motorola e Nokia sarebbero già interessati a tale tecnoligia e che potrebbero già adottarla a partire dal 2008.

Come già detto JavaFX è diretto concorrente di Flash ma sopratutto di Apollo e naturalmente di Silverlight. Per quando riguarda Flash, vista la sua diffusione la vedo abbastanza dura ma sulle altre due tecnologie ….

JavaFX parte con un grosso vantaggio rispetto ai diretti rivali, Apollo e  Silverlight, quello di poter girare sulle attuali JVM mentre, Apollo avrà il suo sistema di runtime, che oltretutto non sarà disponibile per linux se non dopo la release 1.0, stessa cosa per Silverlight per il quale però presumo un pushing aggressivo da parte di microsoft sulla piattaforma windows (a quando obbligatorio con il wondows update?), mentre sul fronte linux è atteso un porting tramite mono.

Riepilogando JavaFX gira su tutte le piattaforme dove è presente una JVM, e non sono solo Windows, Mac e Linux ma molte altre, mentre i diretti rivali a stento copriranno i 3 SO più diffusi. JavaFX sarà open source, e gli altri? JavaFX sarà in grado, stando alle dichiarazioni, di girare su dispositivi JME, ovvero su dispositivi mobili.

Be se dovessi scommetere su una tecnologia mi sembra chiaro su quale scommeterei, peccato che la versione Mobile non sia open, ma posso capire cosa ci sta dietro questa scelta.

Per chi volesse provare le prime demo ed avere maggiori info su JavaFX può visitare, in inglese, il sito della community.

Viste le premesse auguro un grande successo a JavaFX se non altro per non vedere il web invaso dalle concorrenti con tutto ciò che ne consegue per i sistemi non windows.

Compiz 0.5.0 per Open Solaris

Riprendo una notizia di qualche giorno fa dal blog di erwann ( link ufficiale ) . E’ disponibile la versione 0.5 di compiz compilata per OpenSolaris.

Ancora non ho avuto modo di provarla visto che non dispongo di una scheda NVidia ( il mio prossimo pc avra’ tale scheda visto che la ATI, da sempre possessore di tali schede, sta lavorando cosi’ male) ma conto di farlo presto.

Intanto vi mosto lo screen preso dal blog

compiz_solaris

Per installarlo dovete prima verificare se il vosto sistema supporta o meno compiz, per far questo esiste un semplice script che potete lanciare direttamente da teminale, copiate la il seguente comando:

/usr/sfw/bin/wget -O - http://www.gnome.org/~erwannc/compiz/compiz-on-solaris-check.perl | /usr/bin/perl

Se il risultato sarà positivo allora potete installare compiz, per far ciò basta scaricare il file da qui.

Scaricato il file basta eseguirlo (bisogna dare i permessi di esecuzione o avviarlo con sh nomefile)  ed avrete compiz installato e pronto all’uso.

A questo punto non resta che uscire dalla sessione di Gnome, rientrare e cliccare sull’icona “run Compiz 3d desktop”. Per ritornare alla modalità classica  “Return to 2D desktop”.

Ecco fatto, avete appena traformato la vostra installazione di solaris in un cubo rotante con tante finestrelle gommose. Se vi innamorate di questo SO non datemene una colpa.